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A metà settimana c’è stata qualche giornata più fresca e in nottata di mercoledì anche un po’ di pioggia, ma poi il termometro è salito subito verso i 30 gradi e oltre nelle vigne delle tenute delle Cantine Coli. In queste giornate lunghissime e caldissime che cominciano assai presto la mattina con ilo sole che sorge alle 5 e mezzo e tramonta alle 9 di sera c’è stato modo di rivedere in vigna sia Belinda Coli che Gianluca Coli e poco dopo sono arrivati anche Filippo Coli e Giacomo Coli. L’occasione era di vedere oltre allo splendore di queste giornate di giugno nella magia del Chianti anche controllare il lavoro nella vigna che procede senza sosta. Poi si parla della cimatura ma adesso si tratta di vedere a che punto è lo sviluppo dell’allegagione e della formazione dei primi nuclei del grappolo d’uva che sarà il raccolto della vendemmia 2022 sulle terre della Cantina Coli.

Mentre camminavano in vigna il discorso è caduto su alcune recenti acquisizioni di gruppi stranieri nel territorio del Chianti. Come ha detto Belinda Coli “ il chianti è sempre più lanciato verso posizioni di rilievo a livello mondiale, lo testimoniano le acquisizioni a catena che stanno realizzando importanti gruppi stranieri nell’ambito del Chianti Classico”.
In tutta risposta Giacomo Coli ha detto che “Non è una coincidenza se questi grandi affari e queste importantissime acquisizioni siano state effettuate proprio in Toscana”, rafforzando un concetto che gli è particolarmente vicino.
Anche Filippo Coli ha una sua idea in proposito e cioè che si tratta di “una conferma di quello che noi Coli sappiamo bene e che molti definiscono un momento magico per la valorizzazione di alcune zone specifiche del Chianti”.
Quello che sta succedendo nell’ambito del Chianti Classico – per Gianluca Coli – è una rivoluzione destinata “ a portare sempre più valore intorno a questo territorio”.

Da sfondo a questo trend legato al vino italiano c’è da sottolineare secondo Belinda Coli che in generale si beve forse meno ma sicuramente si va affermando una scelta che premia il vino di qualità. In sintesi ‘meno ma meglio’.
In parallelo per Gianluca Coli sta aumentando l’educazione e anche la conoscenza del mondo dei vini, nel suo complesso con un occhio di riguardo a quelle che sono le eccellenze del vino.
Per Filippo Coli che prova a leggere le statistiche e gli andamenti si può intravedere un trend in solida crescita anche negli anni a venire, anche se si distingue per la ricerca da parte del consumatore della qualità. Una conferma delle scelte di Cantine Coli che da tempo hanno impostato un innovativo lavoro sia in vigna che in cantina.
Così per Giacomo Coli mentre certe aree di mercato a livello internazionale hanno sicuramente possibilità di sviluppo limitate, nei vini a marchio Chianti Classico c’è invece la possibilità di un margine di crescita maggiore. In questo Coli Cantine e la famiglia Coli rappresentano il baluardo di questa tradizione vitivinicola con una dedizione che dura da generazioni al vitigno sangiovese che è protagonista della storia del vino Chianti.

Mentre si parla e si cammina tra i filari di sangiovese Giacomo, Filippo, Gianluca e Belinda Coli si guardano al lavoro fatto e a quello da fare: sono tutti insieme nelle vigne delle Cantine Coli anche per decidere il come e il quando della seconda cimatura.
Cos’è la cimatura?
In dettaglio, visto che l’operazione è appena cominciata se ne parla la settimana prossima, il 22 giugno in pieno solstizio d’estate. In genere con cimatura si considera il taglio della parte più nuova dei germogli, circa 10 o 15 centimetri, e serve a rimuovere alcune foglie giovanissime.

Questa operazione si sviluppa in tre fasi:
– maggio
– giugno
– luglio agosto
Vengono tolte le foglie che hanno meno impatto sulla fotosintesi e si cerca di dare ancora più energia alla crescita ed emissione delle femminelle, per questo motivo l’operazione viene svolta più volte durante l’anno, come detto in genere, qui nelle terre delle Cantine Coli, tre volte prima della vendemmia.
L’essenziale della cimatura consiste nell’evitare che i tralci lunghi della vite ricadano su se stessi per forza di gravità o perché non hanno trovato appoggi, perché in quella situazione succede che le foglie finiscono per sovrapporsi formando uno strato esterno alla pianta e coprendo i grappoli e le foglie generando problemi sia di natura vegetativa e soprattutto qualitativa, incidendo molto nella maturazione delle uve.