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Siamo in una fase cruciale della stagione, quella che determina la maturazione delle uve, a cavallo dei mesi di luglio e di agosto. Nelle terre di Toscana, ed in Chianti nelle Tenute e nelle vigne delle Cantine della famiglia Coli è un periodo in cui c’è molto da fare e da controllare.
Siamo saliti in vigna insieme a Giacomo Coli, gli altri dello staff che dirige le cantine Coli, cioè Belinda Coli, Filippo Coli e Gianluca Coli sono rimasti negli uffici.
Il caldo e la poca pioggia di questi giorni hanno reso particolarmente asciutto il terreno, di per sé non è un problema visto che la vite è una pianta che ama la luce ed il caldo. Per quanto riguarda la luce siamo sempre nell’arco di massima esposizione visto che il sole oggi è sorto alle 5.49 e tramonta alle 20.52, circa 15 ore di luce che nelle vigne esposte a sud significa inondare di luce tutto il territorio in modo incredibile.
Anche le temperatura sono sempre molto elevate con le massime diurne intorno ai 35 gradi e le minime intorno ai 19° o 20°.

Mentre Giacomo Coli cammina tra i filari osserva i terreno che è stato vangato da poco per permettere al terreno di ‘respirare’ e resistere meglio al calore. In certi punti dove si possono formare nel terreno delle crepe ed il sole in certe situazioni potrebbe danneggiare le radici delle viti. Anche se gli impianti delle vigne sono ormai adulti, le radici delle piante vanno molto in profondità e la possibilità che il calore possa in qualche modo fare male alle radici è molto remoto, ma come si dice da queste parti …’ è meglio aver paura che buscarne …’.
Giacomo Coli che mentre cammina lentamente tra i filari osservando le foglie ed i grappoli porta avanti un ragionamento: “ per me il vino, la vigna ed in generale l’agricoltura è ancora espressione di un luogo preciso. Noi Coli, tutti, fin da piccoli, siamo venuti su in mezzo alle mamme e alle massaie che quando andavano a fare la spesa sceglievano i prodotti in base al loro luogo di origine. Così ho imparato a distinguere i carciofi di Empoli, o i fagioli da sgranare del Casentino o le ciliege di Rosano. Che sono tutti posti e prodotti tipici delle nostre zone.”
“ Era normale in quell’epoca scegliere e mangiare – aggiunge Giacomo Coli – certi prodotti dell’agricoltura che si trovavano al mercato. Perché li trovavi in quel periodo e basta. Se volevi le fragole per Natale? Non c’era verso. Dovevi per forza aspettare il periodo giusto non c’era storia. E diciamo che se anche oggi trovi tutto in ogni momento dell’anno … sappiamo che c’è un prezzo da pagare, anche bello alto in termini ambientali.”
“ Credo che l’agricoltura sia esattamente questo, mantenere il più possibile la barra dritta nel rispetto del ritmo delle stagioni e del legame che unisce la culture al territorio. Anche i romani usavano indicare – prosegue Giacomo Coli – la provenienza del vino. Indicavano la zona in cui veniva prodotto un vino inserendo un elemento di argilla sul collo dell’anfora per segnalate il tempo, ed il luogo di produzione.”

“ Per certi aspetti è tutto così complesso e nello stesso momento semplice. Prendiamo una foglia come questa – Giacomo Coli la guarda attentamente – è come un piccolo laboratorio di chimica. Un luogo intelligente e saggio in cui grazie alla luce del sole si avvia un processo di fotosintesi clorofilliana che permette di elaborare una miriade di operazioni chimiche che determinano le caratteristiche organolettiche, il colore, il gusto, la quantità di zuccheri, gli aromi dei vini.
“Per semplificare questa foglia è una specie di pannello solare che acchiappa l’energia solare e la trasforma in una serie di impulsi che determinano la qualità dell’uva e di conseguenza del vino, in questo momento, in questo luogo, a determinate condizioni. Questo per me è il senso vero di fare vino oggi.”
E lo è certamente anche per chi come Belinda Coli, Gianluca Coli e Filippo Coli condivide con me la responsabilità di dirigere la Cantine Coli. Mantenere nel tempo l’impegno e la dedizione della famiglia Coli per dare a queste vigne sempre il meglio …