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Il discorso è iniziato perché qualcuno della famiglia Coli si è ricordato di un passo del Vangelo di Giovanni che viene letto più o meno in questi periodi. Ma qui non si tratta di affrontare una questione religiosa, che non è nelle corde di questo blog, quanto invece un interesse storico o antropologico. Proviamo a spiegare meglio. Ecco le parole che avrebbe pronunciato Gesù riguardo alla coltivazione della vite e alla potatura secondo la versione riportata nel Vangelo di Giovanni (Belinda Coli e Gianluca Coli sono andate a ritrovarle sul web) : «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. (… ) [ il tralcio potato] … viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano”.
La cosa che sorprende e in un certo modo stupisce sia Filippo Coli e Giacomo Coli è che in oltre duemila anni di storia del legame tra uomo e vite sia sostanzialmente immutato, i gesti ed i tempi di lavorazione che ci legano a questa meravigliosa pianta si ripetono ora come allora.
Considerando – dice Giacomo Coli – che i testi sono stati scritti circa due millenni fa: chissà da quanto tempo erano già usate e conosciute le tecniche di potatura e la scelta dei tralci fruttiferi? E’ sicuro che in quella zona del mondo erano in uso coltivazioni e tecniche di potatura della vite da tempi immemorabili. Gli etruschi- si inserisce Filippo Coli – che già facevano il vino diverse centinaia di anni prima di Cristo lo esportavano in quasi tutto il mar Mediterraneo. “Ho visto delle foto di anfore per trasporto del vino con decori etruschi, che sono state fatte qui in zona Chianti, e ritrovate in siti archeologici in Spagna, in Francia e da qui anche in paesi del nord Europa”.
‘Fa sempre un certo effetto sentire queste cose, dice Belinda Coli, perché sembra che il mondo come noi lo conosciamo sia nato con noi’. E invece, magari in questa stessa vigna, in questo podere del Chianti, chissà – gli fa eco Gianluca Coli -c’era una famiglia etrusca che esportava il vino … proprio come noi.
Ma ora è arrivato il momento di parlare dell’oggi, di quello che è successo e succede nella prima vera settimana d’estate. Siamo nella fase fenologica del grappolo ormai chiuso, quando i chicchi sono vicini uno all’altro. Continuano a crescere ma sentono anche la pochezza delle piogge degli ultimi giorni, per fortuna nei giorni di fine giugno, tra martedì e mercoledì, un po’ di pioggia è caduta .

Sia Gianluca Coli che Filippo Coli si lamentano per il gran caldo che in queste settimana è andato spesso e volentieri oltre i 40 gradi, afa pura. Temperature eccezionali per questo periodo dell’anno che hanno anticipato di un paio di settimane la fase fenologica.
Dopo un po’ anche Giacomo Coli prima e Belinda Coli escono per andare a controllare la situazione della vigna e concordano che a questo punto quella poca acqua che è caduta ci voleva proprio.
Ora che il solstizio d’estate è un ricordo (22 giugno) siamo entrati a pieno titolo nell’estate, stagione decisiva per la maturazione delle uve. Le ore di luce sono sempre tantissime: il sole sorge alle 5.38 e tramonta alle 21.00: con tutta questa luce e con il calore che c’è in giro si maturano le uve, cambiando colore.

E qui bisognerà stare attenti perché è il momento in cui – come ricorda Giacomo Coli – i filari vanno protetti per evitare che gli uccelli facciano piazza pulita. Gianluca dice che quest’anno bisognerà attivarsi anche prima del solito. E su questo sono sostanzialmente d’accordo tutti, anche Belinda Coli e Filippo.
Ma oggi fa davvero troppo caldo per stare in pieno giorno al sole ed è il momento di mettersi all’ombra al riparo. Con il pensiero rivolto ai chicchi verdissimi che hanno appena visto e controllato si rimettono in moto per tornare verso casa …